Ciclismo
Arriva il giro d'Italia in città
Uomini e aneddoti di questa terra
in un libro
Il faentino Ortelli è il ciclista vivente più anziano ad aver indossato la rosa
La più giovane e la più vecchia maglia rosa del Giro d’Italia avranno qualcosa in comune da domani: Ravenna. L’arrivo ravennate in via di Roma della dodicesima tappa infatti decreterà il leader di classifica in carica mentre il 90enne ravennate Vito Ortelli è il ciclista vivente che per primo la indossò. Era il 1946. C’è anche Ortelli tra i personaggi che popolano il libro Ravenna capitale del Giro di Emanuele Conti in edicola proprio domani.
Il libro – scritto da un 39enne tifoso di Moser che associa il primo ricordo del ciclismo alle biglie da spiaggia con i corridori e al pianto nel 1979 quando Battaglin cade in volata e perde il campionato del mondo – ricostruisce il legame della città con la corsa rosa attraverso le sette tappe finora arrivate nel comune (cinque in città, due sulla costa) ma anche attraverso le storie e gli aneddoti degli uomini che partendo da questa terra con la bici, molte volte proprio nel senso fisico del termine, hanno saputo ritagliarsi un frammento nella storia delle due ruote a pedali.
Prendete uno come Doro Morigi, un altro 90enne di ferro stile Ortelli. Nel 1938 venne convocato a un raduno della nazionale dilettanti. Per il ciclista di Campiano fu anche l’ultimo ritiro: la federazione capì presto che i raduni facevano male a Doro. In una settimana ingrassò cinque chili: «Venivo da una famiglia molto povera dove si mangiava poco – ha raccontato lui stesso la scorsa settimana alla serata di presentazione del libro a Casa Melandri – e quando arrivai là trovai ogni ben di dio a tavola».
Cosa dire di Giuseppe “Pipaza” Minardi? Un altro ravennate che ha lasciato il segno al Giro. Nel 1955 quando la corsa arrivò a Cervia fu lui il primo sul traguardo.
Ma nel libro di Conti, giornalista de La Voce di Romagna ma soprattutto appassionato di ciclismo e cicloamatore a sua volta, non ci sono solo gli eroi. Perché, come dice l’autore, la vita di molti ciclisti assomiglia a una tappa dolomitica: repentine salite e drastiche discese. Guardate Angelo Miserocchi da Santerno: nel 1956 come dilettante abbatte il record del Ghisallo, salita lombarda dominata da un certo Fausto Coppi. Tutti si aspettano il suo boom tra i professionisti ma una forma di diabete gli toglie il sellino da sotto il sedere e gli lascia una vita da operaio alla Gallignani.
E Gian Paolo Mondini? Lui da Fusignano arrivò a vincere una tappa del Tour de France nel 1999. Fu compagno di Pantani e Armstrong. Quando chiuse la carriera si mise a studiare: ora ha una laurea in psicologia e assicura che le gare si possono vincere anche solo con la testa.
Infine da Ravenna arriva anche l’unico ciclista capace di vincere un Giro arrivando ultimo. Nel 2002 il faentino Eddy Serri conquistò la maglia nera ma in quanto compagno di squadra di Savoldelli fu anche vincitore.
Prendete uno come Doro Morigi, un altro 90enne di ferro stile Ortelli. Nel 1938 venne convocato a un raduno della nazionale dilettanti. Per il ciclista di Campiano fu anche l’ultimo ritiro: la federazione capì presto che i raduni facevano male a Doro. In una settimana ingrassò cinque chili: «Venivo da una famiglia molto povera dove si mangiava poco – ha raccontato lui stesso la scorsa settimana alla serata di presentazione del libro a Casa Melandri – e quando arrivai là trovai ogni ben di dio a tavola».
Cosa dire di Giuseppe “Pipaza” Minardi? Un altro ravennate che ha lasciato il segno al Giro. Nel 1955 quando la corsa arrivò a Cervia fu lui il primo sul traguardo.
Ma nel libro di Conti, giornalista de La Voce di Romagna ma soprattutto appassionato di ciclismo e cicloamatore a sua volta, non ci sono solo gli eroi. Perché, come dice l’autore, la vita di molti ciclisti assomiglia a una tappa dolomitica: repentine salite e drastiche discese. Guardate Angelo Miserocchi da Santerno: nel 1956 come dilettante abbatte il record del Ghisallo, salita lombarda dominata da un certo Fausto Coppi. Tutti si aspettano il suo boom tra i professionisti ma una forma di diabete gli toglie il sellino da sotto il sedere e gli lascia una vita da operaio alla Gallignani.
E Gian Paolo Mondini? Lui da Fusignano arrivò a vincere una tappa del Tour de France nel 1999. Fu compagno di Pantani e Armstrong. Quando chiuse la carriera si mise a studiare: ora ha una laurea in psicologia e assicura che le gare si possono vincere anche solo con la testa.
Infine da Ravenna arriva anche l’unico ciclista capace di vincere un Giro arrivando ultimo. Nel 2002 il faentino Eddy Serri conquistò la maglia nera ma in quanto compagno di squadra di Savoldelli fu anche vincitore.
Interessante il commento di Mondini , la forza mentale e' molto importante e credo che le frontiere del training debbano esplorare questo aspetto . Ma che dire poi della ricerca esasperata di metodiche atte a truccare "Il motore" in modo N0N LECITO ? MONDINI DOCET
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